Tre anni di Picinin (ma anche uno e cinque)

Oggi il Picinin compie tre anni. O anche ne compie uno.

Come dice lui quando vuole il ciuccio. O cinque quando vuole fare qualcosa da grandissimo, e quando è grandissimo è grande quasi come Piccolè (ma senza esagerare, mica proprio come lei).
Che abbia uno, tre o cinque anni, il Picinin è pronto a scatenarsi in qualsiasi folle avventura gli venga in mente, rotolare per terra, farsi due o tre lividi e bozzi e poi raccontare le sue prodezze a chiunque incontri (che sia interessato o meno non importa).

“Io thuono la chitarra” ha detto l’altro giorno, con aria da duro, approcciando una ragazza che cantava per strada. “Tu li conosci i pirati?” ha chiesto, una volta, un tipo con l’aria un po’ losca che stava in una barca sul Tevere. Del resto Capitan Uncino è il suo personaggio preferito di tutti i tempi, altro che quel moccioso di Peter Pan, un vero corsaro nero tostissimo.

Poi, quando arriva la sera, il giorno non può finire senza mettere l’orecchio sulla pancia della mamma per un po’ di coccole. “Così sento i rumori di quando ero piccolo”, dice. E allora anche i miei pensieri spariscono, chiudo gli occhi, e restiamo solo io, lui e il battito.

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