Altro che “c’è la mucca muuu”, nella vecchia fattoria l’attrattiva maggiore per un bambino piccolo è quel mondo misterioso che striscia, stride, vola negli angoli più oscuri. Avevo preso in giro una mia amica, scappata alla velocità della luce dalla campagna con i bambini quando ne aveva trovato uno con in bocca un pezzo di ragnatela: stava assaggiando i ragni che si nascondevano dietro il battiscopa. Stavolta, con Picinin che, a dieci mesi, gattona e si arrampica da tutte le parti, mi veniva meno da ridere.
Un fine settimana al casale dei nonni, vicino Viterbo, è diventato una prova di sopravvivenza. Per fortuna, ai ragni, il piccoletto preferisce le mosche che sono abbastanza furbe da non farsi acchiappare da quelle sue ditine (o almeno a non lo abbiamo colto in flagrante). Nonostante questo, ce la siamo visti brutta almeno una decina di volta in due giorni di mini-vacanza in campagna con i bambini.
Pericolo in vista: bambini piccoli in campagna
Questi sono solo i primi allarmi rossi che mi tornano in mente (e dire che io sono, di solito, una mamma abbastanza tranquilla, per non dire sciagurata).
- Il camino. Una specie di calamita acchiappa bebè. Per quante barriere metto tra il pupo e il fuoco, lo trovo sempre a un millimetro dalle fiamme scoppiettanti.
- I ferri del camino. Se anche riusciamo a evitare di grigliare il pupo insieme alle salsicce, ci sono proprio lì accanto una serie di attrezzi degni di un boia medioevale tra pinze, attizzatoi e pale pesantissime. Al bambino sembrano un gioco fantastico.
- Le scale. Nelle case di campagna ci sono le scale. I nonni previdenti possono anche mettere un cancelletto per bebè, ma di sicuro è aperto quando il pupo si trova nei paraggi (soprattutto se la sorella maggiore continua a fare su e giù per giocare)
- Il bosco. Se in casa, il pericolo è dietro l’angolo, puoi pensare di rilassarti con una bella passeggiata al tramonto nel bosco… e rischiare di prenderti una fucilata, visti i cacciatori che scorrazzano tra le fronde.
- Anche solo dare da mangiare agli animali può essere meno rilassante di quello che sembra. Nella gioia di dare da mangiare alla cavalla dei vicini, Shakira, un po’ di fieno è caduto nel passeggino del Picinin, proprio sui piedini. Ce ne siamo accorti proprio mentre i dentoni si stavano avventando sul pupo. E ho capito perché si dice “denti da cavallo”.
La magia della campagna con i bambini
Ci eravamo appena ripresi dalla disavventura con il cavallo che Piccolè, 4 anni, ci ha guardato con occhi sognanti: “La posso cavalcare?”. Le abbiamo risposto che Shakira era una cavalla grande, per grandi cavallerizze e lei non era mai salita nemmeno su un pony. Per niente scoraggiata ha rilanciato: “posso cavalcare un unicorno, allora?”.
Scoprire che gli unicorni non esistevano, non ha per niente raffreddato il suo entusiasmo. Per lei, bambina di città, un cavallo vero non è meno magico di un cavallo volante. E ne aveva proprio lì uno in carne, ossa e criniera. Anche il fratellino sembrava entusiasta soprattutto di cani e mosche, ma pure delle galline e degli altri animali di cui sono pieni libretti e filastrocche per bambini, ma che non fanno parte della sua vita quotidiana. E che gioia poter stare all’aria aperta, sporcarsi di terra, raccogliere foglie ed erbe, scoprire le stelle. Poco prima di addormentarsi Piccolè ha detto “sai mamma, il casale è il mio posto preferito”. E pure il Picinin, con le guance arrossate dal vento, sembrava d’accordo (sempre a patto di sopravvivere).
ps Faccio outing. Io sono nata a Roma e non ho mai pensato di poter vivere fuori da una metropoli. A. invece è cresciuto in un paese e ha sempre sognato di vivere in una realtà piccola o, ancora meglio, in campagna. Mi sa che i bambini hanno deciso da che parte stare (tanto, in ogni caso, di un altro trasloco non se ne parla).
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