
È stato solo all’alba, dopo aver ballato tutta la notte, che mi sono convinta: non portare i bambini al matrimonio era stata una grande idea. Eravamo a Siviglia per le nozze di una delle mie più care amiche e ci aveva promesso una festa pazzesca. Lo era stata. Sarebbe stato un peccato lasciarla proprio sul più bello perché i piccoli dovevano dormire.
Così, un po’ a malincuore, avevamo deciso di lasciare Piccolè e Picinin dai nonni. Siamo partiti senza i bambini, io e A. da soli, per la prima volta dopo quattro anni. All’improvviso ci siamo ritrovati “fidanzati”, a viaggiare leggeri, senza orari, programmi o vincoli di nessun tipo. Una libertà che dava quasi alla testa. Il romanticismo e la passione delle nozze dei nostri amici poi erano coinvolgenti ed emozionanti.
Per una volta mi sono trovata io a giocare alla principessa con le mie amiche. “Mamma si è messa il vestito di Belle”, ha detto Piccolè quando le ho mandato una foto. E aveva anche una treccia come Elsa. È una “fatina” che la faceva bella per il “ballo” (come la bambina chiama, con un tocco di magia, qualunque festa dove si balla).
Siviglia poi è una città un po’ magica, e sembrava partecipare all’ebbrezza delle nozze. Nei vicoli della città vecchia, tra i negozietti di orecchini in filigrana e i tapas bar, spesso ci chiedevano se fossimo in vacanza e alla risposta: “siamo qui per un matrimonio, una nostra amica si è innamorata di un ragazzo di qui”, gonfiavano il petto felici: “vedrete che festa pazzesca”.
La torre della Giralda – l’alto campanile della cattedrale – con i suoi rintocchi sembrava ricordare la solennità dell’evento. E il fiume Guadalquivir scintillava felice della luce di mille lampioni. Mi ha stupito per la sua maestà: “un tempo arrivavano qui le navi con l’oro dell’America, Siviglia allora era la città più ricca d’Europa”, mi ha detto lo sposo.

Ogni tanto il pensiero dei bambini faceva capolino con un po’ di nostalgia. Il Picinin sarebbe impazzito per le tapas, le avrebbe volute assaggiare tutte! E Piccolè avrebbe adorato i giardini dell’Alcazar con i pavoni e i cavalli, la reggia araba che si sovrappone a quella gotica e a quella barocca (chissà quante principesse!) e plaza da Espana con il lago, le barche e le ballerine che danzavano il flamenco. Ci torneremo insieme, continuavamo a ripeterci.

C’è stato però un problema. Non abbiamo più il fisico per la movida. Ok, abbiamo fatto festa fino alle 7 di mattina. Ma appena tornati a Roma ci siamo ammalati di brutto, KO per la più scema delle influenze. Una scena pietosa.