Le chat delle mamme sono un po’ tutte uguali. Le foto del primo bagnetto, dei primi passi, tanti cuoricini… Non riesco a staccare però gli occhi da quella di Taimaa, una maestra di musica siriana, e di una giornalista del Time, Francesca Trianni. Ci sono le solite cose che mandano le mamme, ma è tutto diverso, tutto sbagliato. Taimaa è infatti rifugiata in Grecia quando partorisce Heln, la sua seconda bambina, e il racconto tra whatsapp, messaggi e interviste del primo anno della piccola ha vinto il premio per l’innovazione del Word press photo (Finding home).
Uscita dall’ospedale, Taimaa torna a vivere con la bimba in una tenda del campo profughi di Thessaloniki. Manca l’aria e la sporcizia entra dappertutto. Poco tempo dopo la mamma scopre addirittura un ratto tra le sue cose. Tutto è difficile, complicatissimo, anche solo fare il bagnetto a Heln visto che l’acqua è razionata: 3 bottiglie al giorno e non di più. L’inverno, poi, è terribile, fa così freddo che la bambina finisce all’ospedale per una bronchite. E dopo mesi di attesa, è proprio quando la piccola – a quattro mesi – è ricoverata che i genitori vengono chiamati ad Atene per analizzare la loro richiesta di asilo politico. Impossibile spostare l’appuntamento, Taimaa è costretti a portare con sé la bambina contro il parere dei medici.
Una volta riconosciuto il diritto di asilo, la vita non diventa più facile. La famiglia di Heln deve trasferirsi in Estonia, dove è stata destinate. La storia continua e merita davvero di essere letta/vista/scrollata (qui sul sito del Time Finding home)perché la giornalista e la mamma – che sono quasi coetanee – sviluppano un rapporto sempre più stretto in cui ai racconti delle difficoltà della vita da rifugiati si intrecciano gli scherzi sui ragazzi e ricordi della vita in Siria prima della guerra, ed è difficile non immedesimarsi. Per me è stato un tuffo di realtà in un periodo in cui, divisa tra i bambini, il lavoro, il mutuo e non so più cos’altro, tendo un po’ a piangermi addosso. Saranno gli ormoni, ma non mi piace nemmeno un po’.