Venerdì è stato l’ultimo giorno di lavoro prima del congedo di maternità. La panza ha pensato bene di festeggiare l’evento esplodendo. Nell’arco di un paio di giorni sembra raddoppiata, ora che siamo entrate nel nono mese di gravidanza.
Gli ultimi giorni di lavoro prima del congedo di maternità
Già da un paio di settimane il pancione faceva resistenza a questa storia del lavoro rifiutandosi di entrare nei vestiti “da ufficio”. Anche quelli premaman, comodi fino a poco fa, ora tiravano, stringevano, pizzicavano. Le scarpe, poi, man mano che si avvicinava il congedo di maternità erano diventate strumenti di tortura e sembravano volermi divorare le dita dei piedi. Appena mi sedevo al computer, un calcetto ben assestato nelle costole mi convinceva ad alzarmi e lavorare in piedi o, al massimo, sdraiata a letto (quando ero a casa).
Il Picinin, quindi, dev’essere felice di questa svolta vacanziera della nostra vita insieme, almeno per le ultime settimane prima del parto. Io invece, nonostante la stanchezza, avevo qualche dubbio.
Gravidanza e lavoro, si salvi chi può
Da una parte non riuscivo a lasciare il lavoro tanto a cuor leggero, anche solo per cinque mesi. Siamo sempre in Italia e “che coraggio!” è il commento che ho sentito più spesso quando ho annunciato che ero incinta, di nuovo, e anche stavolta da precaria. A pochi giorni dall’inizio del congedo di maternità, poi, ero incappata nell’articolo “Quel giorno di sole in cui sono andata a dare le dimissioni” e nella valanga di commenti che aveva scatenato, giusto per ricordarmi che “privilegio” è per una mamma lavorare in questo paese.
Dall’altra parte, a me lavorare piace e non sono per niente sicura che restare a casa sarà più riposante, con una bimba di 3 anni e casa nuova che – a oltre due mesi da quando ci siamo trasferiti – sembra ancora un po’ quella di Via dei matti numero zero (senza soffitto, senza cucina).
3, 2, 1… congedo di maternità. Pancione in libera uscita nella Tuscia
Partire è stata, come al solito, la risposta a tutti i dubbi e le preoccupazioni. Non avevo lasciato l’ufficio che da due ore quando sono saltata su un treno con Piccolé. La destinazione era vicina, stavolta: Viterbo e la casa di campagna dei nonni, nella Tuscia. Il papà ci avrebbe raggiunto sabato sera, dopo il lavoro.
Il primo giorno di maternità lo abbiamo passato così alle terme dei Papi, in costume, sotto un sole che sembrava agosto. Il giorno dopo faceva più fresco e siamo andati alla festa delle castagne e del cioccolato di Caprarola, Cioccotuscia, nelle scuderie della splendida villa Farnese, a mangiare pizza fritta con crema di marroni tra giocolieri e artisti di strada. Il terzo giorno (oggi) sarebbe stato lunedì ma, siccome io sono in maternità, abbiamo fatto sega a scuola e siamo rimaste ancora in campagna. Direi che ci sto prendendo gusto.
ps Quando aspettavo Piccolé l’inizio del congedo di maternità era andato così
- 40 settimane (e mezzo) – Bandiera bianca
- 40 settimane (e mezzo) – Casalinghe disperate, puffi secchioni e Tomb Raider