Titta! Gunga! Tà! Piccolé ha deciso di mostrare il suo entusiasmo per il nostro viaggio a Stoccolma ripetendo tutte le parole che sentiva dalla sua amichetta di lì, quando la siamo andati a trovare, all’inizio del mese. Come a dire, se volete restare in questo posto, io sono pronta.
Cinque motivi per una vacanza a Stoccolma con bambini piccoli
Partendo a giugno abbiamo trovato una città in festa, sotto un sole splendente più di 20 ore al giorno e bello caldo – noi, che in stile Totò e Peppino a Milano avevamo portato pile, guanti e cappelli, siamo finiti in costume a fare il bagno nei canali dell’arcipelago. Veniva quasi da non credere ai nostri amici quando parlavano dei lunghi inverni a meno 15 gradi, con appena qualche ora di luce al giorno.
- Il centro con i canali, le feste di piazza e i discendenti dei Vichinghi
Stoccolma sembrava innamorata cotta dei primi giorni di estate. I ragazzi festeggiavano l’ultimo giorno di scuola percorrendo i viali alberati su dei camion-discoteca. I bambini si tuffavano nelle fontane. Una fiera di paese animava le vie del centro con banchi che vendevano ogni tipo di leccornia dalle nocciole tostate al panino con l’aragosta, dall’aringa affumicata al nasi goreng tailandese*. I canali erano solcati da imbarcazioni di ogni tipo: canoe, velieri, traghetti a vapore e degli strani autobus anfibi che arrivati a riva, uscivano dall’acqua e continuavano a viaggiare sulla terraferma. Roba mai vista. C’era anche un’inquietante nave militare, ormeggiata davanti al palazzo reale, come a dire “siamo pur sempre i discendenti dei vichinghi, attenti a quello che fate”.
- L’isola giardino da esplorare con i bimbi in bici, a cavallo o sui pattini
Poco più in là – proprio al centro della città – c’era un’isola giardino, Djurgården, verdissima, con un grande parco da percorrere in bici, a cavallo o sui pattini.
- Skansen, antica Svezia in miniatura con fattorie, animali e attività per bambini
Hanno ricreato una Svezia in miniatura per i bambini con fattorie, botteghe e animali,
Skansen. Qualche giorno dopo il nostro arrivo sarebbe stata il palcoscenico di una grande festa in cui chiunque poteva andare e sposarsi, lì per lì, svedesi e stranieri, in un mega-matrimonio collettivo. Si chiama drop-in wedding o drop-in bröllop: per sposarsi bastava portare la propria carta d’identità, un nulla osta e – solo se si voleva una cerimonia religiosa – una dichiarazione del prete. Sul posto si sarebbero trovati fotografi, fioristi, musicisti e truccatori mentre i ristoranti del parco avrebbero preparato menu speciali per gli sposi e i loro ospiti (o cestini da picnic a tema). In un solo giorno si sarebbero sposate in questo modo 465 coppie.
- Il villaggio-parco giochi con la casa di Pippi Calzelunghe
Lì vicino c’era anche un villaggio delle fiabe, Junibacken. Una accanto all’altra vi spuntavano le case delle principali storie per bambini svedesi, a partire da quella di Pippi Calzelunghe, Villa Villacolle, insieme a botteghe, officine, bancarelle, aereoplani, giostre. Si poteva giocare a cucinare, riparare motori e biciclette, vendere hot dog (Piccolé non avrebbe più smesso), provare vestiti e cappelli, cavalcare, volare, combattere con i draghi, correre, saltare. Scale, scivoli, strettoie e passaggi segreti permettevano di arrampicarcisi fino al tetto degli edifici e poi saltare giù.

C’era pure il cavallo di Pippi, Zietto, su cui arrampicarsi e un trenino “volante” che passava sopra la ricostruzione di diverse fiabe. Una voce narrante raccontava le varie storie, anche in italiano. Ecco, questo è stato l’unico problema perché alcune favole erano davvero terrificanti. Io ho provato a trattenermi ma quando ho sentito la storia di un bambino orfano e malato che, alla fine, si suicidava non ho resistito e sono scoppiata a piangere (anche A., secondo me, era a un passo dai singhiozzi). A quel punto pure Piccolé si è spaventata. Sarebbe stato molto meglio ascoltare le storie in svedese e goderci il trenino ignari delle tragedie che si svolgevano sotto di noi.
- Le atmosfere fiabesche e le spiagge dell’arcipelago di Stoccolma
Siamo stati in Svezia per poco più di un fine settimana e, viaggiando con i ritmi di una bambina di due anni, siamo riusciti a vedere solo un pezzetto del centro di Stoccolma. Nonostante questo abbiamo deciso, una mattina, di prendere un traghetto per Vaxholm, una delle 24 mila isole che circondano la città. Sembrano degli atolli tropicali, se non fosse per i fitti boschi di pini e le casette di legno colorato che hanno l’aspetto di baita alpine o, in alcuni casi, di tane degli gnomi. Ci hanno lasciati senza parole ancora di più delle acque gelate del Baltico dove Piccolé, imitando i bambini locali, ha deciso che dovevamo assolutamente fare il bagno.
* C’era anche un’ignobile piadina con salsiccia, puré di patate, cipolle, ketchup e salsa di gamberetti di cui A. si è innamorato. Continuava ad andarla a cercare tutte le sere, dopo aver lasciato me e Piccolé in ostello. Secondo me ci doveva essere dentro qualche droga.