Erano giorni che scrutavo la mappa di Roma alla ricerca del Luogo perfetto. Ieri finalmente sarei potuta uscire con Piccolé e dove potevo portarla? Il primo pensiero era stato il Giardino degli aranci, sopra il Circo Massimo, con il profumo degli agrumi e la vista su tutta la città. Oppure lungo l’Appia Antica dove si fondono campagna e antichità o a villa Pamphili, dopo tutte le volte che ci siamo andati con A. in questa estate di attesa. Sarebbe andato bene anche il giardinetto dietro casa dei miei, sotto gli ombrelloni dei pini.
Poi ci ho messo più del previsto a riprendermi dal parto, ancora alla notte mi sveglio che batto i denti e tremo per una violenta calata di latte (pare che sia “normale”) e i punti non mi permettono di fare molta strada a piedi. Poi A. ha dovuto lavorare e, quando è tornato, è crollato addormentato accanto a noi due che già ronfavamo e così si sono fatte le sei. Che fare, rimandare tutto a domani?
Abbiamo deciso di uscire lo stesso, inseguendo gli ultimi raggi di sole. Abbiamo portato Piccolé in trionfo dal meccanico egiziano Abramo, che si è quasi commosso, e poi dalle fornaie chiacchierone facendo lo slalom tra i lavori stradali e le macchine in doppia fila. La nostra vera meta però era la birreria di quartiere, dove ci siamo seduti ai tavolini all’aperto e ho bevuto la prima media chiara – da quasi nove mesi – nel nostro primo happy hour con Piccolé. Lei dormiva beata. Ecco, forse non sarà stata un’uscita epocale, da ricordare, ma è stato il primo ritorno a una parvenza di normalità e ci è proprio piaciuto.
ps Oggi era santa Sara e (prima di decidere che a me la moglie di Abramo non è che mi piace tanto per quella storiaccia dell’abbandono nel deserto della schiava Agar e del figlio Ismaele) ho fatto la prima torta per la bambina, una tarte tatin alle mele. Poi ho pensato* che, se proprio Piccolé deve festeggiare un onomastico, può essere il 24 maggio, la festa di Sara la Nera, la protettrice dei gitani e di chi è senza casa (sembra che pure Vinicio le abbia dedicato una canzone).
*A. si dissocia platealmente da quest’ultima riflessione.
6 commenti
Purtroppo il cristianesimo non ha incluso nella sua liturgia la Torah orale, ovvero, ha lasciato fuori una parte preziosa di quella che fu la cultura e la fede di Gesù… pochi sanno che "ama il prossimo come te stesso" non è una frase di Gesù ma un pilastro della Mishnà, gli insegnamenti ebraici orali, sacri tanto quanto il pentateuco (antico testamento).
Di conseguenza, sono davvero pochi i cristiani che riescono ad avere una buona lettura del pentateuco (che tra l'altro è stato tradotto in modo piuttosto impreciso e "filtrato" nei secoli da interessi non sempre religiosi dal Vaticano); soltanto alcune poche chiese protestanti e piccoli gruppi di studio dentro il mondo cattolico si dedicano all' insegnamento e allo studio del pentateuco originale e di parte della Torah orale prima di arrivare al vangelo.
Vorrei tanto che un giorno il mondo cristiano arrivasse a conoscere a fondo la fede di Gesù così da riuscire a comprendere meglio i fatti della sua vita e anche ad avere un rapporto di maggior conoscenza verso il mondo ebraico, che fin' ora per molti rimane avvolto in tantissimi equivoci e menzogne costruiti in base a interessi politici ed economici degli ultimi 2014 anni.
Certo che la conosco! E quando ero incinta ogni tanto mi veniva da canticchiarla. Poi però scoppiavo sempre a piangere. Già di mio sono facile alla lacrimuccia di commozione, con Piccolé però sono diventata un fiume in piena. Il giorno che è nata non smettevo di piangere
Uau, Luciana! È davvero affascinante quello che mi scrivi. Non sapevo ci fossero così profonde differenze anche nella lettura dell'Antico testamento… Pensa che proprio la figura di Sara nella Bibbia, anche se non sono religiosa, era uno degli aspetti che mi faceva esitare sulla scelta del nome. Un bacione
ps 3. https://www.youtube.com/watch?v=fl40wtDcE74
PS.2…. Anche il romanissimo Venditti ha una canzone per Sara… ed il ritornello si sente a casa mia ogni mattino! Saaaara, svegliati è primavera!!!
Non dirmi che non l'hai mai sentita ;P
Penso che non c'era una scelta migliore possibile! Un giro nel suo quartiere per rendere ancora più reale il suo arrivo! 😉
ps.E se la Sara moglie di Abramo non c'entrasse nulla con "l'abbandono" di Ismaele? E se le traduzioni cristiane avessero fatto a meno del racconto originale della storia per sottrarre alla cristianità l'importanza che la religione di Gesù dava al patto tra D'io e Abramo ed ai patriarchi successivi… e se ti dicessi che Sara la nera non è altro che la conferma (del resto tutti i figli di Ismael lo sanno perché continuano a dare questo nome alle loro figlie almeno tanto quanto noi ebrei) di quanto la Sara di Abramo abbia una storia assai diversa da quella di donna amara e gelosa che la cristianità subisce da secoli.
Magari Abramo l'egiziano del tuo quartiere la sa… che per molti musulmani la vera madre di Ismael (la madre "ideale") fu Sara perché fu lei a pianificare la sua nascita e Agar era la sua serva più fedele che poi, ingelosita dal fatto che Sara avesse poi avuto un figlio, spinse Ismael a insegnare al fratellino cose vietate allora in casa di Abramo (culti pagani). Da lì nacque la separazione imposta ma erano anni che vivevano insieme, non fu subito sopo la nascita del secondo figlio di Abramo come di solito raccontano. E non furono "dispersi nel deserto", furono mandati a vivere in una casa separata da quella del padre, il ché fu un sì un grande trauma perché Abramo era il principe dell'accoglienza, la sua tenda era aperta dai quattro lati per accogliere chi arrivasse da qualsiasi lato arrivasse… e dopo la morte di Sara, Abramo sposò proprio Agar (che cambiò nome anche lei ed alcuni dicono che cambiò nome proprio per seguire l'esempio di Sara).
Hai scelto un nome pieno di tanta storia, anzi, tante storie!