
La mamma ha dato i suoi giochi a dei bambini e loro li hanno rotti. Lui è ancora indignato di come sua madre abbia potuto prendere la sua collezione di puffi e darla ad altri senza neanche chiederglielo.
Avrebbe detto di no, certo, del resto si è visto come è finita: quelli hanno spezzato la canna da pesca di puffo pescatore, proprio uno dei suoi preferiti. E poco importa se “lui” ha 42 anni e gli “altri” siano i suoi stessi figli. A. è un figlio unico e lo sarà per sempre, la condivisione non è il suo forte.
Il figlio unico nel suo regno
Nella cantina della casa dei suoi genitori ci sono ancora, perfettamente conservati, tutti i giochi di A. e anche le scarpe da ginnastica preferite da quelle numero 32 a quelle 47, oltre a tutti i suoi fumetti, per non parlare delle musicassette, custodite religiosamente anche se non c’è più modo di ascoltarle. Ogni tentativo di prestare ad amici o cuginetti il minimo giocattolo è stato respinto, negli anni, fino al caso dei puffi, passati di mano ai piccoli distruttori senza neanche chiederlo.
Pensare a quel santuario della propria infanzia, custodita sotto chiave nella casa dove è cresciuto, deve essere di consolazione per A. nel marasma della nostra casa di Roma, dove ogni cosa viene smanazzata, spostata, impiastricciata e la proprietà privata sembra non esistere. Il Picinin osa toccare – di soppiatto – persino i vinili, per i quali la sorellina aveva un timoroso rispetto. E Piccolè si avventura a prendere del cibo dal piatto del papà, unico essere sulla terra che può farlo e sopravvivere.
La dura vita del figlio unico
A. stoicamente resiste, spostando sempre più in alto i suoi tesori, che formano pile di libri, aggeggi elettronici e quaderni arroccati sempre più su, fino ad arrivare in cima alle librerie, sopra l’ultimo scaffale. Io lo guardo soffrire in silenzio e penso che avere fratelli e sorelle può essere molto faticoso, ma mai quanto essere un figlio unico catapultato all’improvviso in mezzo ai bambini, e nulla cambia il fatto che siano i suoi stessi figli.
P.s. Leggendo questo post, il figlio unico ha commentato: “hanno pure storto la mazza da hockey di puffo hockeista. Scrivi quello che vuoi, ma tanto i miei lego non li avranno mai. Lo so che poi me li smontano”. E alla mia protesta “ma li devono smontare per giocarci!”, ha risposto: “e così io non ho più la mia astronave spaziale”.


